Psicologo e Psicoterapeuta
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Anoressia nervosa
Dipendenze e danni
Dalle emozioni all'empatia
Paul Ekman ha confermato una caratteristica importante delle 6 emozioni fondamentali: esse vengono espresse universalmente, cioè da tutti gli uomini, in qualsiasi luogo, tempo e cultura, attraverso modalità simili ovvero si utilizzano le stesse espressioni facciali. Come suggerisce anche il titolo del libro di Darwin, “L’espressione delle emozioni negli uomini e negli animali” (1872), anche gli animali provano emozioni ed hanno circuiti neuronali simili. Tramite i neuroni specchio le emozioni risultano essere una via di comunicazione rapida ed efficace. Ma l’empatia non è solo un dato genetico perché è anche influenzata da molti altri elementi culturali, educativi, personologici ecc.
Vediamo brevemente, nello specifico, cosa la influenza o la inibisce:
1. Fattori Genetici: Molti studi ormai dimostrano come l’empatia possa avere un’importante componente genetica.
2. Esperienze Traumatiche: Esperienze di vita difficili o traumatiche, come abusi o perdite significative, possono influenzare la capacità di una persona di provare empatia.
3. Fattori Ambientali: L’ambiente in cui una persona cresce, comprese le dinamiche familiari e sociali, può influenzare lo sviluppo dell’empatia.
Ad esempio, una mancanza di modelli empatici può portare ad una riduzione della
capacità empatica.
4. Condizioni Neurologiche: Alcune condizioni neurologiche, come la demenza frontotemporale (FTD), possono causare la degenerazione di alcune aree del cervello responsabili dell’empatia, portando a una perdita di connessione emotiva con gli altri.
5. Burnout Empatico: La stanchezza fisica e mentale può portare a una condizione nota come burnout empatico, in cui una persona si sente sopraffatta dalle emozioni degli altri e inizia a distaccarsi emotivamente.
6. Disturbi Psichici: Alcuni disturbi, come il disturbo antisociale di personalità o il disturbo narcisistico di personalità, possono comportare una ridotta capacità di provare empatia verso gli altri.
7. Cambiamenti Fisiologici: Fattori come l’invecchiamento o malattie fisiche possono influenzare la capacità di una persona di connettersi emotivamente con gli altri.
“Viaggio di un naturalista intorno al mondo”
1) Lo scritto “Viaggio di un naturalista intorno al mondo” (1839) il cui titolo originale era: “The Voyage of the Beagle”, gli portò notevole fama e rispetto.
Il viaggio si svolse sul Beagle, (che vuol dire segugio), un brigantino partito il 27 dicembre 1831, munito di ben 10 cannoni, per rilevare le coste del Cile, della Patagonia e della Terra del Fuoco e per compiere osservazioni su una serie di cronometri marini utili a calcolare la longitudine. Capitano era il nobile Fitzroy. Nel precedente viaggio del 1826 c’era, come capitano, un certo Stokes che morì suicida nel 1828 a causa di una depressione insorta, probabilmente, per gli stenti patiti durante il viaggio mentre si trovava in prossimità della Terra del Fuoco.
Gli subentrò Fitzroy. Egli, prima di iniziare il secondo viaggio, volle un geologo a bordo.
Inizialmente fu invitato il reverendo e naturalista Henslow ma, la moglie, non acconsentì a lasciarlo partire e dopo altri rifiuti la proposta giunse a Darwin che si recò così al colloquio da Fitzroy.
Quest’ultimo stava per scartarlo a causa della forma del naso! Infatti, da essa trasse l’idea che Darwin non avrebbe avuto l’energia e la determinazione necessarie per un tale viaggio (Fitzroy era seguace delle idee di fisiognomiche di Lavater 1741-1801). Alla fine, lo accolse anche per la calda e convinta raccomandazione di Henslow.
Darwin si preparò per 3 mesi alla impegnativa e rischiosa avventura. Tra le altre cose acquistò un microscopio portatile che gli fu utile in più occasioni.
Dormì per tutto il viaggio su un’amaca che era sospesa sopra un tavolo sul quale, di giorno, lavorava assieme all’equipaggio.
Alla metà di novembre del 1831, la spedizione stava ormai per partire e Fitzroy portò a bordo ben 22 cronometri che dovevano essere testati. Ci furono 2 tentativi abortiti di salpare (e scrisse, a causa del mal di mare che lo tormentò ininterrottamente, “...non sono affatto certo che questo viaggio contribuirà alla felicità della mia vita”) e un terzo tentativo che portò la nave ad incagliarsi.
Quando Darwin si svegliò, la mattina susseguente al terzo tentativo, con suo grande sconcerto, si ritrovò di nuovo nel porto di partenza! Finalmente si riuscì a partire solo il 27 dicembre 1831.
Nel primo anno di viaggio il Beagle raggiunse la Terra del Fuoco.
Darwin, durante la navigazione, lesse i “Principi di geologia” di Lyell, contenenti teorie gradualiste che penetrarono profondamente in lui.
Rimase molto colpito dalla vista dei Fuegini (abitanti della Terra del Fuoco, nel sud dell’Argentina). Nell’occasione furono riportati indietro, e riconsegnati alla loro tribù, alcuni indigeni prelevati il viaggio precedente e Darwin annotò con curiosità la mancanza di reazioni emotive e di sentimenti manifesti, da parte dei parenti, che pure li avevano riconosciuti fin da lontano.
Osservò uno tsunami, in seguito ad un terremoto, che distrusse la città di Concepciòn (Cile). Un terribile terremoto che durò circa 2 minuti. Fu inoltre attaccato da cimici giganti della Pampa.
In Patagonia andò a caccia di struzzi ed osservò un fenomeno straordinario, vide “nevicare farfalle” cioè vide uno sciame di questi insetti lungo e largo 2 chilometri e alto 200 metri.
Nel Rio della Plata trovò un nuovo tipo di delfini che presero il nome proprio da Fitzroy. Soffrì sempre terribilmente di mal di mare e si prese anche una febbre tifoidea.
Darwin disse “… sapevo che mi sarei pentito dell’impresa ma non sapevo quanto!”
All’inizio del viaggio il mare era luminoso e il suo animo ricco di aspettative. Raccolse molte particelle di plancton che iniziò a studiare e probabilmente fu il primo a capire il ruolo fondamentale del plancton nella catena alimentare.
Fitzroy partì sotto l’influsso del pensiero illuminista e non faceva mistero di dubitare apertamente dei contenuti della Bibbia mentre Darwin era ancora un credente convinto. In seguito, Fitzroy, dopo esser tornato dal viaggio, sposò una donna bigotta che lo riportò dentro la Chiesa e verso una crescente ortodossia.
In seguito, trovò i resti di macrauchenia, un ungulato fatto come un cammello ma senza gobbe, con un curioso muso da tapiro.
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A questo proposito, durante il viaggio di ritorno, Darwin appuntò: “Quando rifletto sul fatto…. devo sospettare che si tratti solo di variazioni. Se queste osservazioni hanno un minimo di fondamento la zoologia di questi arcipelaghi merita un esame approfondito perché questi fatti potrebbero smentire la stabilità delle specie!”
I prigionieri, confinati su queste isole, uccidevano spesso le tartarughe per togliere loro la vescica e dissetarsi con l’acqua in essa contenuta. Osservò con interesse le iguane di terra e quelle di mare.
L’osservazione forse più importante fu quella relativa ai fringuelli. Di questi uccelli ne rinvenne 13 specie diverse con significative variazioni nella lunghezza e grandezza del becco, che osservò essere dipendenti dal tipo di cibo di cui si nutrivano e si nutrono nelle diverse isole in cui risiedono.
(In questi ultimi anni, 2 ornitologi, i coniugi Grant, si sono recati su Dafne, un’isola delle Galapagos e hanno visto e quantificato gli effetti della selezione naturale al mutare delle condizioni ambientali! Si è trovata così una ulteriore corroborazione alla teoria Darwiniana.)
Nell’autunno del 1836, quinto anno di navigazione, il Beagle iniziò il suo viaggio di ritorno.
Darwin vide, in Nuova Zelanda, i Maori e nelle isole australiane osservò, per la prima volta, un ornitorinco. Proprio in questo periodo iniziò a riorganizzare, nella sua testa, tutte le osservazioni e le scoperte fatte. Gli ultimi giorni di viaggio, per sua stessa ammissione, era più morto che vivo a causa del mal di mare.
Scrisse, tra il 42 e il 46, ben 3 volumi di osservazioni naturalistiche assai importanti. Tornato in patria, distribuì tra vari studiosi molti dei suoi reperti e alcuni degli esemplari raccolti.
Per quanto riguarda Fitzroy, come abbiamo già accennato, ebbe un percorso intellettuale inverso rispetto a quello di Darwin. Tornato in patria, sotto l’influsso della propria consorte, divenne un fervente credente e giunse ad accettare un’interpretazione letterale delle Scritture. Eletto deputato e governatore della Nuova Zelanda, inventò e divulgò le previsioni del tempo e, dopo la pubblicazione de “L’origine dell’uomo”, scrisse polemicamente a Darwin: “… non riesco a trovare nulla di nobilitante nel pensiero di discendere da una scimmia per quanto antichissima”.
Il 30 aprile 1865, a causa delle critiche che gli vennero mosse per i fallimenti inerenti alle previsioni del tempo, ancora largamente imperfette a quei tempi, si suicidò tagliandosi la gola.
Darwin
Darwin
“Il fatto è che l’incostanza, il cambiamento incoercibile
e il caotico procedere verso un futuro aperto è la cifra
essenziale del biologico e in definitiva del vivente…”
Edoardo Boncinelli
Cercheremo di illustrare il pensiero di Darwin (1809-1882), che oggi domina la biologia ma anche la psicologia, la medicina e l'antropologia, analizzando le sue 4 opere principali che sono:
·
· Il viaggio di un naturalista intorno al mondo (1839),
· L’origine delle specie (1859),
·
L’origine
dell’uomo
(1871),
Autobiografia (1876).
Nel 2009 si festeggiava una doppia ricorrenza legata al nome di Charles Darwin: il bicentenario della sua nascita, avvenuta il 12 febbraio 1809 e il centocinquantesimo anniversario de “L’origine delle specie”, pubblicata il 24 novembre 1859.
Credo possa essere opportuno riprendere e approfondire, anche alla luce di alcuni recenti contributi, quella teoria dell’evoluzione per selezione naturale che così profondamente ha influenzato tutto lo sviluppo della cultura del nostro tempo.
I primi tentativi di sistematizzazione dei viventi si trovano già nel “De anima” di Aristotele dove gli animali vengono classificati basandosi sul tipo di locomozione e sull’ambiente ove si muovono (aria, acqua e terra). In seguito formulò altre teorie negli scritti: “La storia degli animali”, “Sulle parti degli animali” e “Sulla generazione degli animali”, suddividendo gli animali tra quelli con sangue e quelli senza sangue (uomo, quadrupedi, cetacei, pesci e uccelli da una parte; crostacei, molluschi, vermi insetti dall’altra). Come si può notare, questa ripartizione risulta essere molto vicina alla attuale distinzione tra vertebrati e invertebrati. Tutte le classificazioni, per quanto ingenue, sono la manifestazione di un desiderio tassonomico che tradisce la volontà di ordinare, capire e, se possibile, controllare e dominare il mondo. Tra i più antichi tentativi di ordinare i viventi possiamo ricordare quello di Teofrasto (371 a.C. – 287 a.C.), allievo di Aristotele, con 2 opere “Storia delle piante” e “Cause delle piante”, che coniò il termine botanica. Si può poi citare la “Storia naturale” di Plinio il Vecchio (07 d.C. -78) dove si difendono con forza le ragioni di una visione vegetariana.
Nel 1700 la botanica e la zoologia erano in attesa di una più precisa e sintetica sistematizzazione quando giunse la proposta tassonomica dello svedese Carlo Linneo (1707-1778) che scrisse “Sistema della natura” (ove ordinò 4400 animali). A lui si deve la nomenclatura binomiale (1735).
In calce all’opera si legge: “Deus creavit, Linneo disposuit.” L’idea era di classificare utilizzando un nome generico e uno specifico, un po’ come fossero cognome e nome. (es. Fisalis angulata). Oggi ci orientiamo suddividendo in genere i viventi in: domini, regni, fila, classi, ordini, famiglie, sottofamiglie, generi, specie, sottospecie e razze.



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